Film: “The whale” (recensione di Daniele DI PAULI)

Film: THE WHALE, regia di Darren Aronofsky, 2023
(recensione di Daniele Di Pauli)

UN FILM CON MOLTI TEMI LEGATI AL DOLORE

Il film di Darren Aronofsky, con Brendan Fraser, annunciato possibile vincitore dell’Oscar come migliore attore protagonista, ha fatto parlare di sé già prima della distribuzione nelle sale cinematografiche.

In Italia è uscito il 23 febbraio e sono già numerose le recensioni scritte e le diverse opinioni di chi elogia la pellicola e chi la critica.

The Whale racconta e mostra le giornate di un insegnante, Charlie, all’interno del suo mondo, o ciò che del suo mondo è rimasto, i cui confini sono la sua casa.

Tuttavia, la casa è un mondo in cui Charlie non può muoversi liberamente, in quanto il suo corpo, a causa della grave obesità di cui è affetto, non glielo permette.

È assistito da Liz, infermiera e amica, che insiste perché vada in ospedale per un grave rischio di insufficienza cardiaca, ma Charlie rifiuta perché non ha i soldi per pagarsi le cure.

Dolore, vergogna, senso di colpa, solitudine e un corpo che sembra sul punto di cedere da un momento all’altro sono le ringhiere delle ferite attraverso cui Charlie guarda quel mondo da cui si è esiliato.

Il corpo, il respiro che spesso sembra un rantolo di morte, il sudore e l’uso del cibo per anestetizzare la sofferenza e il vuoto (momenti che io come spettatore ho avuto la sensazione di vivere in prima persona) sono lo specchio, in frammenti, di una vita che ha perduto la via di uscita o che la cerca in un volontario e lento suicidio.

Come Hansel e Gretel perdono le briciole di pane, così Charlie sembra avere smarrito le tracce di sé, e appare perso come l’Andrea della famosa canzone di De Andrè (quella camzone, che nelle prime strofe recita Andrea si è perso e non sa tornare e che narra il dolore e il suicidio di un uomo che ha perduto, in guerra, l’uomo che amava).

Infatti, Charlie ha perso l’uomo che amava, un amore che lo aveva portato a lasciare anni prima la moglie e la figlia Ellie.

Charlie ha diverse ragioni per soffrire, e il cibo diviene quell’antidoto/veleno che sembra placarlo da una parte e ucciderlo lentamente dall’altra.

Un Charlie diverso lo troviamo quando fa il suo lavoro di insegnante di scrittura creativa online dove, protetto da una telecamera oscurata (agli studenti racconta che è rotta), lo vediamo saggio e sicuro incoraggiare gli allievi a essere veri e spontanei.

Tanti i temi che entrano nella storia di The Whale, come la perdita, l’abbandono, la religione, la sessualità, la vergogna, la colpa e l’impotenza.

Gli attori che si muovono nel film con Charlie condividono in modi diversi questi vissuti, ma anche la saggezza, la forza e la voglia, in modi diversi, di aiutare e aiutarsi.

Charlie cerca di riallacciare i rapporti con la figlia Ellie, che non vede da 8 anni, che porta con sé la rabbia per l’abbandono insieme a una età in cui ci si sente soli contro tutti.

Questa rabbia è sfogata senza sconti sul padre, che incassa senza però mollare, mostrando quel desiderio di non arrendersi che in altre circostanze non attua.

Ellie si disprezza, così come fa Charlie con sé stesso, ma il padre crede in lei e non le fa mai mancare questo, nonostante tutto il disgusto che la figlia gli urla ripetutamente.

Charlie nel film è comprensivo con tutti, tranne che con se stesso, non riesce a rialzarsi dai colpi della vita e del resto, nella sua vita reale, anche alzarsi in piedi e muoversi richiede uno sforzo e dolore enormi.

Lotta, però, per fare comunque qualcosa di buono nella vita: riappacificarsi con Ellie.

The Whale affronta il problema del Disturbo da Binge Eating, ma non è un film sull’obesità e/o il Disturbo da Binge Eating.

È un film che mostra i tanti volti della sofferenza, e la ricerca di riscatto, nei diversi personaggi che entrano ed escono dalla casa di Charlie.

Rispetto alla rappresentazione dell’obesità, tanti sono i commenti apparsi in queste settimane che hanno accusato il film di stigma.

Non è questa la sede, ma personalmente non ho trovato il film stigmatizzante nei confronti dell’obesità e di chi ne è affetto.

Chiudo, senza fare lo spoiler, sul romanzo Moby Dick che è all’interno del film e a cui fa riferimento il titolo (The Whale).

Il libro di Herman Melville contiene molto più di quello che leggiamo e a mio giudizio anche The Whale racconta più di quello che vediamo e delle tante cose che sono state scritte in diversi commenti che ho letto su questa pellicola.

È un viaggio nella fragilità dell’uomo, è un viaggio nel cercare redenzione ….è un viaggio nel combattere i nostri dolori quando dovremmo fare la pace con essi come rappresentato in maniera magistrale nel libro Solaris di Stanislaw Lem …. ma questa è un’altra storia.

Daniele Di Pauli, psicologo, psicoterapeuta autore del libro Obesità e stigma, Positive Press 2021. Trento e Verona.
31/03/2023

https://www.youtube.com/watch?v=nWiQodhMvz4

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