Massimo Amabili e Alessandro Di Domenico (a cura di): La flash technique. Rendere più accessibili e rielaborare le memorie traumatiche più travolgenti. Giovanni Fioriti Editore, Roma 2024, pp. 154, Euro 19.00
A chiunque si occupi di psicotraumatologia è capitato di incontrare pazienti talmente spaventati dalle proprie memorie traumatiche, da rendere estremamente difficile il processo di rielaborazione delle stesse. Alcuni di questi pazienti possono bloccarsi per via delle massicce difese inconsce, altri si rifiutano apertamente di lavorare sul trauma, nel tentativo di evitare quei vissuti di terrore che sentono come soverchianti. La Flash Technique (FT), procedura ideata dal dottor Philip Manfield negli ultimi 15 anni, affonda le sue radici nell’approccio EMDR e si propone come una strategia di avvicinamento “gentile” al trauma, capace di aggirare proprio tali insidiose problematiche. Lo psicologo statunitense aveva notato come brevi esposizioni ai ricordi traumatici ne accelerassero significativamente l’elaborazione; egli prese ispirazione, tra l’altro, dalla tecnica della “titolazione abbinata” (Krystyna Kinowsky), che consiste nello spostamento ripetuto da una risorsa positiva al materiale traumatico e viceversa.
Ma quali sono gli elementi specifici e fondanti della FT? Gli psicoterapeuti cognitivisti Amabili e Di Domenico, curatori di questo agile quanto denso contributo, ci spiegano che sono fondamentalmente tre: la stimolazione bilaterale (BLS), il focus emozionale positivo (FEP) e l’Eye Blinking. La tecnica prevede che il paziente, dopo aver valutato il livello di disturbo di un ricordo traumatico, si focalizzi su una risorsa o un elemento particolarmente positivo e ingaggiante, mentre viene accompagnato dalla stimolazione bilaterale. Nello svolgersi del processo il terapeuta dà al paziente il comando di eseguire rapide triplette di apertura e chiusura degli occhi (Eye Blinking), sarebbe questo il momento in cui si creano delle nuove associazioni mnestiche e avviene la ricodifica delle memorie traumatiche. Dopo alcuni cicli di queste stimolazione, il paziente rivaluta il ricordo traumatico e di solito si nota come il livello del disturbo si sia abbassato significativamente.
Come spiegano gli Autori, tra le ipotesi più accreditate sul funzionamento della tecnica sembra esservi lo stesso principio per cui l’esposizione anche subliminale, agli stimoli temuti o fobici, porterebbe a un significativo ridimensionamento del disturbo. Le aree del cervello che elaborano il trauma possono essere estremamente attivate durante la FT anche se il paziente non percepisce alcun disturbo, proprio perché la rielaborazione sta avvenendo a un livello subliminale. Diventa chiaro quindi come questo processo possa consentire di rielaborare il trauma “aggirando” in modo agevole le eventuali difese e resistenze del paziente.
Attraverso un’ampia rassegna di casi clinici, il lettore diventa sempre più familiare con le applicazioni di questa tecnica innovativa che – per usare le parole degli Autori – funziona come una sorta di intervento di anestesia che permette al clinico di lavorare sul trauma del paziente senza che la persona provi alcun dolore.
Particolarmente interessante risulta l’applicazione della tecnica all’età evolutiva dove i pazienti più piccoli, evitando di rimanere troppo a lungo immersi nei ricordi dolorosi, possono vivere questa oscillazione tra positivo e negativo come un gioco che delicatamente li aiuta ad armonizzare le emozioni.
Pur non proponendosi come un manuale, né tantomeno come alternativa a una formazione più strutturata, questo testo ha la capacità di illustrare in modo chiaro e pratico una tecnica che personalmente mi è sembrata una risorsa preziosa per affrontare in modo agevole proprio le sfide cliniche più complesse.
27/06/2024
Fabio Presti, psicologo e psicoterapeuta Centro Clinico de Sanctis, Roma
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