COVID-19: affrontare le esigenze di salute mentale deve essere parte integrante della risposta all’emergenza. L’editoriale di World Psychiatry, June 2020 (traduzione di Ludovica Bedeschi)

Il COVID-19 (SARS-CoV-2) provoca una malattia infettiva causata da una grave sindrome respiratoria. Mentre i governi di tutto il mondo agiscono per contenere e porre fine a questo pandemia, il sovraccarico sui sistemi sanitari, sociali ed economici in tutti i Paesi è senza precedenti.
La pandemia COVID-19 non è solo una minaccia per la salute fisica, bensì influenza anche la salute mentale.

Durante una crisi come l’attuale, è naturale per le persone il fatto di provare paura, tristezza e ansia. Infatti, la paura del virus si sta diffondendo anche più velocemente del virus stesso. Nella crisi attuale, le persone possono avere paura di ammalarsi e di morire, di perdere mezzi di sussistenza e persone care e di essere socialmente esclusi o separati dalle famiglie e dai loro affetti più prossimi. Le persone che risultano positive al COVID-19 devono far fronte all’ansia per la propria condizione di salute, al disagio fisico, alla separazione dai propri cari, all’ isolamento e probabilmente anche allo stigma. Molte persone nel mondo soffrono a causa della perdita di mezzi di sussistenza e opportunità. Coloro che hanno i propri cari affetti da COVID-19 stanno affrontando preoccupazioni e fasi di separazione. Alcune persone si rivolgono all’alcol, alle droghe o a comportamenti potenzialmente rischiosi come il gioco d’azzardo. La violenza domestica appare forse in aumento. Infine, le persone che hanno subìto la morte di un membro della famiglia a causa di COVID-19 possono non aver avuto l’opportunità di essere fisicamente presenti negli ultimi momenti dei loro cari, o hanno dovuto rinunciare ai funerali secondo la loro tradizione culturale, il che può interrompere il processo di lutto. I lavoratori coinvolti in prima linea, in particolare il personale sanitario, svolgono un ruolo cruciale nella lotta contro la pandemia e nel salvare vite. Sono sottoposti a uno stress eccezionale, affrontano un aumento dei carichi di lavoro e si trovano ad affrontare grandi sofferenze e alti tassi di mortalità.

Alcuni sono costretti a situazioni di triage che possono generare dilemmi etici a elevato impatto traumatico. Il loro stress è aggravato dal rischio di infezione, poiché molte strutture non dispongono di sufficienti dispositivi di protezione individuale. Purtroppo, è stato segnalato lo stigma sociale nei confronti di chi lavora con le persone con COVID-19, mentre ciò di cui hanno bisogno è il sostegno di tutti. Le avversità non sono solo un potente fattore di rischio per problemi di salute mentale a breve termine, come menzionato sopra, ma anche per disturbi mentali e comportamentali, come depressione, disturbo post traumatico da stress e disturbo da uso di alcol.

Durante l’epidemia di SARS del 2003 in Asia, le persone colpite hanno sperimentato alti livelli di stress traumatico. Le persone che erano state messe in quarantena, o che lavoravano in luoghi ad alto rischio come i reparti SARS, o che avevano amici o parenti stretti che avevano contratto la SARS, avevano molte più probabilità di avere problemi di salute mentale. È chiaro come i sistemi di salute mentale in tutti i Paesi debbano essere rafforzati per far fronte all’impatto del COVID-19. Ci sono report da Paesi e dati presenti in letteratura che mostrano come la malattia del COVID-19 sia sempre più associata a disturbi mentali e manifestazioni neurologiche, tra cui deliri, ansia, disturbi del sonno e depressione.
Inoltre, il COVID-19 è in grado di esacerbare le condizioni di salute mentale, neurologiche e i disturbi da uso di sostanze preesistenti, ma allo stesso tempo, di limitare l’accesso ai servizi di salute mentale per chi si troverebbe invece ad averne più bisogno. In molti Paesi, i servizi di salute mentale territoriali hanno smesso di funzionare. Eppure, oltre il 20% degli adulti oltre i 60 anni ha condizioni mentali o neurologiche sottostanti, e allo stesso tempo rappresenta una grande percentuale di persone affetti da COVID-19 in modo grave. Strutture di assistenza a lungo termine per le persone con condizioni di salute mentale (ad es. ospedali psichiatrici e case per persone con demenza) possono essere luoghi in cui le infezioni diventano particolarmente difficili da controllare. La cura e la protezione dei diritti umani dei residenti in tali strutture deve essere considerata come una priorità emergenziale della risposta da parte della sanità pubblica.

Affrontare la salute mentale nelle emergenze della salute pubblica appare pertanto vitale. Entrambi sono aspetti fondamentali per una copertura sanitaria universale. Come espresso dal detto Nessuna salute senza salute mentale, la cattiva salute mentale è associata a una ridotta adesione anche verso gli interventi riguardanti la salute fisica in generale. Una lente psicosociale aiuta a migliorare qualsiasi programmazione di emergenza, comprese quelle di sanità pubblica. In tali emergenze, i fattori psicologici nella popolazione colpita svolgono un ruolo chiave nella propria disponibilità a rispettare le misure di sanità pubblica. Qualsiasi successo raggiunto nell’affrontare l’ansia e l’angoscia delle persone renderà più facile per loro la disponibilità e la volontà di seguire le linee guida fornite dalle autorità sanitarie pubbliche.

Presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il Dipartimento di Salute Mentale e Uso di Sostanze sta lavorando per mettere in atto diverse raccomandazioni in risposta all’emergenza COVID-19 all’interno dell’organizzazione, per diffondere messaggi pubblici e promuovere l’integrazione della salute mentale e del supporto psicosociale (MHPSS). Il MHPSS è un’area di lavoro trasversale in tutti i settori di tutte le emergenze e un’area di lavoro trasversale in ambito sanitario, oltre che nella risposta alle emergenze di salute pubblica. L’OMS è anche co-presidente del gruppo di riferimento del Comitato permanente inter-agenzia (IASC) per la salute mentale e il sostegno psicosociale in situazioni di emergenza, una collaborazione tra l’OMS, altre agenzie delle Nazioni Unite, il movimento della Croce Rossa e Red Crescent, organizzazioni non governative internazionali che lavorano in contesti umanitari. L’OMS, insieme ai suoi partner, ha fornito – attraverso l’MHPSS – assistenza e informazioni per la sensibilizzazione, che sono state tradotte in più di 30 lingue e sono ampiamente diffuse. Ciò include, ad esempio, la IASC Interim Briefing Note, e la WHO Guidance on Mental Health and Psychosocial Considerations during the COVID-19 Outbreak, come parte della risposta al COVID-19 in termini di indicazioni sul rischio e sulla comunicazione come impegno comunitario. Inoltre, una vasta gamma di materiali vengono preparati dall’ OMS e dai partner, compresi specifici messaggi per aumentare le capacità di fronteggiamento della situazione da parte delle persone più vulnerabili, come i bambini e gli anziani, linee guida sulle manifestazioni neurologiche e mentali del Covid-19, strumenti di adattamento preesistenti per la salute mentale e psicosociale all’interno del contesto Covid-19, e adattamento dei servizi psicosociali e di salute mentale, essenziali nei contesti umanitari e nei Paesi in via di sviluppo, durante la pandemia di COVID-19.

Le emergenze umanitarie possono essere un impulso efficace verso il rafforzamento dell’assistenza sanitaria pubblica comunitaria, nell’ambito dell’ obiettivo generale della copertura sanitaria universale. Le strategie identificate dall’OMS guideranno gli sforzi per rafforzare l’assistenza sanitaria mentale nei Paesi in fase di recupero da COVID-19. Questi includono: a) pianificare sin dall’inizio la sostenibilità a lungo termine; b) affrontare le esigenze generali di salute mentale della popolazione; c) rispettare il ruolo centrale del governo; d) coinvolgere le organizzazioni professionali nazionali; e) garantire un coordinamento efficace tra le agenzie; f) rivedere piani e politiche di salute mentale nell’ambito della riforma; g) rafforzare il sistema di salute mentale nel suo insieme; h) investire in operatori sanitari; i) utilizzare progetti dimostrativi per raccogliere fondi per una riforma più ampia; e j) investire nel mantenimento dello slancio verso il cambiamento. Questo approccio si collega anche all’iniziativa WHO Special Initiative for Mental Health: Universal Health Coverage for Mental Health, che contribuirà a migliorare l’accesso ai servizi di salute mentale. Il nostro approccio alla salute mentale è omnicomprensivo, non solo nel concentrarsi a rispondere all’attuale crisi e al recupero dopo la crisi, ma anche nella preparazione e nel rendere pronti i servizi nei Paesi prima della prossima emergenza attraverso il sostegno ai Paesi nell’ implementare servizi comunitari basati sulla salute mentale per chiunque e dovunque.
Salute per tutti significa avere sistemi solidi sanitari, e sistemi solidi sanitari significano una maggiore capacità di resilienza.
Tedros Adhanom Ghebreyesus
Direttore Generale OMS
Editoriale pubblicato su World Psychiatry 2020 June, 19:2

Traduzione di Ludovica Bedeschi
Psicologa, psicoterapeuta, Centro Clinico de Sanctis Roma

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