Il coraggio delle emozioni (recensione di Fabio PRESTI)

Gianluca Ciuffardi e Tommaso Perissi, Il coraggio delle emozioni, Edizioni Meltemi Linee, Sesto San Giovanni 2020, pagine 196, Euro 18.00.

Nel corso della nostra esistenza sperimentiamo emozioni “positive” come la gioia, la sorpresa, la curiosità, ed emozioni che – al contrario – consideriamo “negative” come la tristezza, la rabbia, la paura. Siamo abituati, in modo del tutto spontaneo, a suddividere le emozioni in “buone e cattive” cercando per quanto possibile di massimizzare le prime e di contenere le seconde. Questa tendenza squisitamente umana viene oggi esasperata dalla pressione a essere sempre performanti, efficienti, flessibili – in altre parole, “positivi” – che nasce in seno a una società complessa e competitiva come la nostra. In modo più o meno indiretto, infatti, il mondo ci chiede di essere vincenti, di nascondere tutto ciò che è incertezza e limite, anche per mere esigenze di mercato. L’ideologia del successo, del volere è potere risulta talmente pervasivo nella nostra società, da aver reso assai difficile relazionarsi con le emozioni cosiddette negative, una fra tutte la tristezza. Da queste premesse muove Il coraggio delle emozioni, di Gianluca Ciuffardi e Tommaso Perissi, due psicologi e ricercatori che rivendicano il ruolo prezioso e creativo delle cosiddette emozioni negative denunciando, al contempo, la tendenza a una eccessiva medicalizzazione delle stesse. Se Xanax, En e Prozac sono tra i farmaci più venduti in Italia e nel mondo è anche perché – suggeriscono gli Autori – troppo spesso vengono prescritti per contenere forme lievi di malinconia, di ansia e di insonnia, per gestire tratti caratteriali come la timidezza o, ancora, per attraversare fasi di vita che sebbene critiche, sono fisiologiche. L’eccessiva tendenza alla medicalizzazione si evidenzierebbe anche nel ricorso massiccio alla diagnosi di neurodiversità in età evolutiva a cui assistiamo da qualche tempo a questa parte. Tutte queste riflessioni, già in parte note e denunciate, vengono nel testo costantemente declinate in relazione alla attuale pandemia che ha costretto il mondo a una vera e propria inversione di tendenza, infrangendo, una volta per tutte, il mito dell’ottimismo forzato. A ogni passaggio che abbiamo attraversato in questi dolorosi mesi –  notano Ciuffardi e Perissi – il Covid ha costantemente messo in crisi le nostre certezze: non si è indebolito così facilmente come speravamo, ha messo in scacco la competenza degli esperti, ha stravolto le nostre esistenze, immergendoci forzatamente in tutte quelle emozioni che normalmente tenderemmo ad evitare. Proprio l’eccessivo ottimismo iniziale di virologi e politici sarebbe un buon esempio di come i sentimenti “positivi” possano risultare talvolta anche dannosi e fuorvianti. Una presa di coscienza meno ottimistica – o se vogliamo più “depressiva” – all’inizio di questa pandemia, avrebbe probabilmente consentito di salvare molte vite umane, attraverso il ricorso a comportamenti più cauti e lungimiranti. L’invito è quello di affiancare, alla capacità di guardare al futuro con ottimismo, quella di immaginare anche gli scenari meno favorevoli in modo da non trovarsi impreparati di fronte alle avversità (quasi un’eco della premeditatio malorum di ciceroniana memoria). Leggiamo in un passaggio:

Le emozioni negative, così come gli imprevisti, svolgono l’importantissima funzione di far uscire la mente dallo stato di autoiponosi in cui di solito versa. Se le emozioni positive come la gioia sono in genere associate a tutta una serie di errori di ragionamento, come quelli che si verificano quando si ha la sensazione di essere nel giusto, quelle negative aiutano a prendere coscienza dei limiti, spingendo a valutazioni più realistiche

La tristezza che si accompagna a una separazione, a un lutto, a un fallimento, è spesso seguita dalla spinta a riconquistare ciò che abbiamo perduto o dalla necessità di rivalutare bisogni e desideri, direzionando la nostra intenzionalità in modo significativo, grazie ai vissuti, anche dolorosi, che abbiamo attraversato.

Seguendo un percorso accattivante, Ciuffardi e Perissi ci invitano a rivalutare tutte le altre emozioni “difficili”, facendoci riflettere sull’importanza della paura, della rabbia, dell’imperfezione, della lentezza e offrendoci una nuova prospettiva sul mito di Narciso. I continui riferimenti alla poesia, all’arte, al cinema, alle fiabe rendono la lettura del testo fluida e sempre fresca mentre il filo rosso degli avvenimenti legati al Covid lo agganciano in modo significativo alla nostra attualità, offrendoci un spazio utile di riflessione su eventi forse ancora troppo vicini per essere valutati in tutte le loro implicazioni.

Fabio Presti
Psicologo, Psicoterapeuta corporeo ed EMDR, Centro Clinico de Sanctis Roma

 

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