Film: “TRE MANIFESTI A EBBING, MISSOURI” (recensione di ANTONIO ONOFRI)

Regia di McDonagh, 2017
commento di Antonio Onofri

Preparatevi. Vi arriveranno addosso secchiate di dolore da questo bellissimo film. Di nuovo una storia che riguarda un lutto, un trauma terribile e devastante come lo stupro e l’assassinio di una figlia appena quindicenne. Al centro della storia, una madre (la straordinaria……) e le sue reazioni istintive, primordiali, ancestrali. Non aspettatevi dialoghi sorprendenti o chissà quali riflessioni, chissà quali perle di saggezza. Proprio da questo, del resto, sembra emergere la bellezza del film.

Sembra una storia dove non esiste compassione, ma solo rabbia, una rabbia cieca, una rabbia che brucia (proprio il fuoco è un elemento che ricorre più volte nelle scene quasi a rappresentare gli stati d’animo dei diversi protagonisti) e una terribile voglia di giustizia. Anzi, di vendetta. Insieme ai sentimenti diffusi di almeno una parte della apparentemente sonnacchiosa provincia americana. Del resto, proprio la giustizia sembra essere la grande assente dalla trama. Accadono violenze, soprusi inenarrabili, contro le donne, contro i neri, contro gli omosessuali, ma nessuno sembra pagarne il prezzo.

Ma proprio dalle fiamme, quasi come un’inaspettata e sottile brezza rinfrescante, sembra emergere la verità che il film propone: solo quando un altro sembra riconoscere la mia rabbia e le sue ragioni, solo allora arriva la possibilità di mitigarla, di placarla, forse addirittura di trasformarla, e finalmente la capacità non solo di agire e reagire, ma anche di pensare e di riflettere.

Succede al poliziotto finto scemo del film, arrabbiato col padre che ha mollato lui e la madre quando era bambino. Succede alla povera vittima del poliziotto, scaraventato da una finestra quasi come se fosse una banale operazione di sicurezza. Succede – nelle ultime scene – alla protagonista del film, quando non più sola, potrà finalmente dire “ci devo pensare”. Senza più per forza scappare, senza più necessariamente lottare.
Insomma, volendo utilizzare le categorie psicologiche, ecco un bellissimo film sull’importanza della validazione emozionale come requisito indispensabile per l’autoregolazione emotiva, la mentalizzazione, la metacognizione.

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