Come in uno specchio: Un viaggio tra cinema e psicologia (recensione di Marco SCICCHITANO)

Sergio Stagnitta (2020): Come in uno specchio: Un viaggio tra cinema e psicologia, Edizioni Ultra, Roma. pp. 255, Euro 17.50
recensione di Marco Scicchitano

Mi capita, a volte, di svegliarmi la mattina con una forte sensazione di vaghezza, con la chiara percezione di aver sognato qualcosa di vero, netto, autentico, ma che ormai, a distanza di un semplice passo di coscienza, è irreparabilmente inafferrabile e confuso. Anche se in quel momento non ne ricordo il perché, seduto sul bordo del letto ancora stropicciato, confuso nello sguardo annebbiato del risveglio, scorgo una scia emotiva proveniente dall’oblio della coscienza che, se potessi ripercorrere, so con certezza mi condurrebbe a ciò che veramente conta, a ciò che è essenziale. Quando mi capita, dico a me stesso: “sarebbe bello avere la possibilità di ripercorrere quella strada” ed entrare in quello spazio sommerso e originario e fantastico sulla vastità sfuggente del mio mondo interno, dove sgorga originaria la fonte della mia vita interiore. Ebbene, ora, fra le mie mani, ho 246 pagine che vogliono condurmi lì, come in uno specchio che riflette a me stesso ciò che, in me, al mio sguardo è celato.

Uscito da poco per la Casa Editrice “Ultra” il libro dello psicologo Sergio Stagnitta vuole essere, come indica il sottotitolo, un viaggio tra cinema e psicologia. Mi sono affrettato a comprarlo, pensando di avere nello squarcio estivo il tempo per leggerlo con la piacevole calma e dovizia che dedico ai libri che mi interessano particolarmente e così è stato. Ho letto “Come in uno specchio” di Stagnitta in poco tempo e l’ho trovato un libro scorrevole, piacevole da leggere. L’Autore ha costruito un impianto narrativo gradevole perché si percepisce, già dalle prime pagine, l’organicità della struttura frutto di un pensiero sedimentato in anni di esperienza. Così come è eccitante esplorare un argomento non conosciuto è altrettanto positivo, in quanto rassicurante, sapere che in quello spazio esplorativo non si vaga in tutte le direzioni, disperdendosi, ma ci si muove in uno spazio che ha un centro. Stagnitta rivela già dalle prime pagine quale sarà il centro dal quale attinge significato la sua opera: “il cinema, come il sogno, è sempre la realizzazione di un desiderio” ed è questa qualità intrinseca del cinema ad aver ispirato l’autore che ne ha intravisto la possibilità di utilizzazioneuro come attivatore di vissuti interni e ne ha sfruttato le potenzialità in corsi di formazione e laboratori esperienziali in tutta Italia ormai da diversi anni. Suo uno dei blog più seguiti su questo tema con tanto di seguitissima pagina Facebook e gruppo dedicati.

Il testo si compone ordinatamente di diverse sezioni. La prima pone le basi teoriche che sui meccanismi psicologici legati alla visione dei film e al perché siano così potenti e versatili. Nella seconda parte vengono utilizzati i fondamenti teorici per applicarli alla progettazione in campo esperienziale e in continui esempi e citazioni di film, da Matrix a Ingmar Bergman, da Ben Stiller a la Casa de Papel rendono efficacissima la trasposizione operativa degli elementi teorici. L’ultima sezione è dedicata ai meccanismi dello storytelling, alle ricorrenze di schemi narrativi che possono essere individuati, riconosciuti e utilizzati da chi abbia la conoscenza necessaria per farlo.

L’Autore evidentemente ha una formazione che affonda le radici nella psicodinamica classica e si può notare dallo stile delle citazioni, dai riferimenti ad autori come Freud, Jung, Metz, Musatti, Lacan e dal riferimento ad argomentazioni esplicative dei processi mentali stimolati dal cinema quali la proiezione, identificazione, suggestione e identificazione laterale. Eppure, questi riferimenti non lasciano il lettore con la sensazione di avere tra le mani un testo antiquato ma piuttosto diventano delle profonde basi di riflessione che ben si integrano, manipolate intellettualmente in modo agile e creativo, anche con spunti più moderni ed evidenze scientifiche affermate.

Non mancano, infatti, riferimenti a studi scientifici recenti: ben utilizzati gli studi del neuroscienziato Joseph LeDoux sul cervello emotivo e di come questo influenzi la percezione o la spiegazione dello “schema simulazione incarnata-liberata” di Gallese e Guerra che, al noto concetto di sospensione dell’incredulità, aggiunge il potente meccanismo basato sulle reti neurali associative che permettono di simulare mimeticamente, e da una distanza di sicurezza, deflagranti emozioni come odio, paura e amore.

Merita un encomio anche il riuscito tentativo di racchiudere nel testo una analisi teorica profonda e significativa con degli spunti pratici e concreti che danno l’immediata sensazione di avere acquisito, dopo la lettura, degli strumenti operativi che si potranno mettere in pratica in modo personale e originale….anzi, a dire la verità io stesso non vedo l’ora di mettere su un gruppo esperienziale…

Marco Scicchitano
Psicologo Psicoterapeuta ITCI
Fondatore  LabGDR e Presidente Progetto Pioneer

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